“CONSERVA LA PUREZZA ,LA FORZA PER UN'ETRNA RINASCITA DELL'ARTE,LA FIAMMA ACCESSA DELLA BELLEZZA"


Giuseppe Marinucci nasce nel 1925 ad Ascoli Piceno. Giovanissimo intraprende la via dell’arte, da prima come autodidatta, poi completando la sua formazione alla scuola di Ghino Sassetti dell’Accademia di Urbino. Terminata La scuola si concentra sul suo viaggio personale ed intimo nei confronti dell’arte. Definito dal critico Aurelio T. Prete un post-espressionista che varca i confini di un espressionismo vigoroso e composto, trovando fede in un modernismo che non tradisce intenzioni figurative.Avido di conoscere i trucchi del mestiere cerca di sapere di più di quel che il maestro gli permetteva di conoscere. Frequenta mostre di ceramica per parlare con i fornaciai, per mantenere contatti con artigiani di consumato mestiere. Ma il suo vero maestro sarà Ghino Sassetti, docente all’Accademia di Belle Arti di Urbino, che gli insegna i rudimenti della scultura. Di Sassetti e di Riccardo Gabrielli, altro suo maestro, esegue, ai tempi della frequentazione, i ritratti in terracotta che conserverà sempre gelosamente.Attento osservatore dell’arte contemporanea e partecipe del proprio tempo egli assorbe la lezione di Medardo Rosso, filtrandola con una sensibilità modernissima, che affonda le sue radici nella tradizione dell’arte italiana non disgiunta da una nuova ottica propria degli Impressionisti francesi nel vedere il mondo e rappresentarlo, mentre egli non affronta il problema caro a Boccioni e, in genere, all’arte post-impressionista, dello spazio, della costruzione dei piani, dell’inserimento e della sintesi della scultura in essi, ma rivolge la sua attenzione al disfacimento della materia. Le masse sono ridotte a linee di forza, i piani si moltiplicano e si intersecano, si compongono e si scompongono perchè diventi possibile un inserimento più profondo dello spazio, perchè lo spazio stesso diventi scultura.

Filosofia di vita

La La sua origine è dunque di operaio che cerca di acqui­sire tutte le tecniche che può. Fino al giorno in cui capi­sce che la tecnica è importante ma non è tutto, nel momento in cui si percepisce, dentro di sé, prepotente, il bisogno di parlare per immagini – nel suo caso per immagini plastiche – e di raccontare agli altri il proprio sentimento del mondo.Marinucci capisce che la vita da operaio – indispensa­bile per mantenersi economicamente – non può chiudere il suo orizzonte esistenziale. Egli sente un bisogno insaziabile di sapere e di imparare le modalità del dire, perciò incomincia a frequentare gli ambienti artistici attraverso le persone di docenti di scuole ad indirizzo artistico, a visitare mostre anche oltre a quelle che si organizzano nella sua città e nella sua regione. Così, piano piano, dalla dimensione artigianale – resa solida dalla perizia tecnica – si affranca per elevarsi verso quella dell’artisticità, ovverosia del narrare poetico, del met­tere a nudo il suo mondo interiore e segreto, nel dare parole alla voce del­l’anima. Nasce Marinucci scultore, creatore cioè di forme mediante le quali si palesano emozioni, sensazioni, palpiti, che raggiungono le sensibilità dei riguardanti e che ad esse si saldano.Il mondo intimo dell’artista ascolano è inquieto; l’ener­gia che gli agita lo spirito, talvolta fino a sconvolgerlo, è incalzante e soggiace ad una visione del mondo che non è appagata e non può risultare appagante. Egli vive in sintonia con la filosofia esistenzialista che dà voce ai turbamenti delle coscienze, che denuncia i mali del tempo, che mette in luce i malesseri dell’ essere e il dramma che deriva dalla consapevolezza di quante e quanto gravi siano le ingiustizie e le ferite del mondo. 


“Le opere di Marinucci sono create così come le vede, con lucentezza di pensiero e rese con mano sicura”  

Igino Lopez

Marinucci conquista la critica,dopo i grandi successi con le mostre tenute alla Galleria La Ribalta di Pavia e Galleria Gi 8 di Padova,ha ottenuto lusinghieri successi di pubblico. Mario Lupi ha scritto che l'artista sia nella scultura che nel disegno si esprime con proprietà di linguaggio ed evidenza di forme,bloccando i volumi,ritmandoli e movendoli indipendentemente dalle esigenze del soggetto e dalla statica della figura e dal "moto" di esso.

Citato in enciclopedie e volumi d'arte Marinucci continua  a mietere successi sia in Italia che all'estero( Parigi,Monaco,New York).

"Illusione" di Giuseppe Marinucci


Sculture che sembrano farsi e disfarsi in una proiezione di moto continuo,di spazio e tempo che l'alternarsi della "materia" evidenza con un "milieu tattile" vivo. 








E invece di schematizzarsi su geometrie precordinate,partecipa e suggerisce essa stessa al fluire ininterrotto della fantasi(sintomatico è il gesto patinato"illusione"). Non c'è dubbio che le sue immagini- simbolo incarnino una situazione drammatica,minacciate dall'interno nella loro integrità fisionomica da una forza che le corrode,le prosciuga,le scarnifica inesorabilmente:una inibizione che precede la morte e la senescenza dell'esaltazione folle,maniacale,cui segue sempre,in una stessa opera,la paralisi assoluta " baudelairiamente piena di vago orrore" " menant on ne sait où".Nondimeno,quando si tratta di liberare la propria vocazione di forte scultore di volumi,di rendere visibile per cosi dire lo "ens entium" della realtà,il nostro sa piegare allo scopo anche lo spessore lamellare del bronzo e la cristallina della terracotta,il modellato talora quale impercettinile della cera sabguigna e l'opaca uniformità del gesso patianto,allontanandosi linguisticamente da un puro grumo informale. Ed ecco, nei momenti di quiete,accorrere memorie tenere,dolcissime(tornano i colori dell'infanzia,le melanconiche evocazioni di una "Realtà" materna,che una linea tormentata,insistita e reiterata gli consente di conquistare alla mente,una forma,un "racconto" incontrollato,di sottrarli ad una metatmorfosi di non -esistenza) quanto più sono lontani i presentimenti di distruzione,di annientamento senza la consolazione di una qualche segreta metafisica. L'incubo di un corpo agitato,di una testa smarrita,il peso di un volto espressionisticaemnte dilatato richiamano ben altre cose:il sordo tumulto delle forme angosciate di un Barlach,la cubica serrata tensione di un Lehmbruck e,alla lontana,l'inventiva capacità rivelatrice dello studio di "Vuoti e pieni astratti di una testa". Per il Marinucci si tratta di ritorni al carattere strutturale del futurismo.

             Fine art

                               Ascoli Piceno

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